In Alto Adige l’attività economica è rimasta su livelli elevati anche in estate, ma circa un’impresa su quattro lamenta una redditività insoddisfacente a causa dell’incremento dei costi. Le previsioni per il 2023 sono connotate da grande preoccupazione e incertezza, in quanto gli effetti dei rincari sulla domanda si manifesteranno appieno solo nei prossimi mesi. Le imprese prefigurano sin d’ora una contrazione significativa dei fatturati e degli investimenti. L’IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano prevede per l’anno in corso un incremento del prodotto interno lordo altoatesino del 3,8 percento, mentre nel 2023 la crescita dovrebbe attestarsi attorno allo 0,5 percento.

Fiducia delle imprese in calo e preoccupazione per il 2023
L’effetto positivo della ripresa post-pandemia che ha caratterizzato la congiuntura altoatesina nella prima metà dell’anno si è progressivamente esaurito durante i mesi estivi. Fino a settembre l’attività economica si è comunque mantenuta su livelli elevati, come testimoniano sia i dati relativi ai consumi di energia elettrica, cresciuti nei primi tre trimestri del 7,4 percento rispetto allo stesso periodo del 2021, sia quelli sui flussi turistici, ormai molto vicini ai livelli pre-pandemia del 2019. Anche le informazioni relative al mercato del lavoro evidenziano una situazione ancora positiva e vicina alla piena occupazione: nei primi nove mesi del 2022 il numero di occupati dipendenti in Alto Adige è risultato mediamente superiore del 6,3 percento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e del 3,0 percento rispetto ai livelli precrisi del 2019. A settembre gli occupati dipendenti hanno sfiorato le 238.000 unità, raggiungendo un nuovo massimo storico.



Queste dinamiche trovano riscontro nelle valutazioni espresse dalle imprese altoatesine sull’andamento del volume d’affari: oltre la metà segnala un fatturato in crescita rispetto allo scorso anno, in particolare sul mercato locale altoatesino. Nel contempo, tuttavia, l’impennata dei prezzi di energia e materie prime ha causato incrementi di costi sempre più difficili da sostenere e un conseguente progressivo deterioramento del clima di fiducia. La rilevazione autunnale del Barometro dell’economia IRE evidenzia come il 23 percento degli imprenditori e delle imprenditrici considera insoddisfacente la redditività nell’anno in corso.



Le attese per il 2023 sono connotate da grande incertezza, con il 23 percento degli intervistati che non è in grado di formulare una previsione sulla redditività della propria impresa. Tra coloro che esprimono un giudizio, il 26 percento prevede un risultato d’esercizio insoddisfacente. Per l’anno venturo le imprese si aspettano un calo dei fatturati nonché un generale peggioramento delle condizioni operative, con un ulteriore aggravamento dei costi che renderà difficile mantenere la competitività sul mercato e un probabile scadimento della puntualità della clientela nei pagamenti. Circa un’impresa su tre prevede di ridurre i propri investimenti.

Considerando i singoli settori di attività, le aspettative di redditività più modeste per il prossimo anno si riscontrano tra le cooperative frutticole e lattiero-casearie, nel commercio al dettaglio (in particolare tra i gestori di minimarket e supermercati), nonché nei settori dei trasporti e del turismo. Migliori appaiono le prospettive nel comparto dei servizi, meno esposto agli aumenti del prezzo dell’energia: quasi nove imprese su dieci confidano in una redditività soddisfacente.

L’economia internazionale rallenta nel 2022, rischio stagnazione in Europa nel 2023
Il rincaro di energia e materie prime, esasperato dagli sviluppi del conflitto in Ucraina, ha causato un forte shock inflazionistico, costringendo le banche centrali di tutto il mondo, FED in primis, a operare decisi rialzi dei tassi di interesse. L’effetto combinato della perdita del potere d’acquisto delle famiglie e di una politica monetaria restrittiva è destinato a manifestarsi pienamente nei prossimi mesi, deprimendo la domanda aggregata e gli investimenti. Secondo le più recenti previsioni elaborate dal Fondo Monetario Internazionale, nel 2022 la crescita del PIL mondiale si fermerà al 3,2 percento, per poi scendere ulteriormente al 2,7 percento nel 2023. Le stime relative al prossimo anno sono però soggette a notevoli rischi al ribasso, con molteplici fattori che potrebbero causare un ulteriore rallentamento della congiuntura. Tra questi, citiamo l’andamento pandemico e il rallentamento dell’economia cinese, la persistenza dello shock energetico, il rafforzamento eccessivo del dollaro sulle altre valute, un eventuale escalation del conflitto in Ucraina e la possibile esasperazione di altre questioni geopolitiche, come ad esempio quella legata a Taiwan.

L’Europa continua a essere particolarmente esposta alla dinamica sfavorevole dei prezzi dell’energia. Nonostante la diminuzione del prezzo del gas sul mercato a pronti osservata nelle ultime settimane e dovuta all’elevato livello degli stoccaggi e al clima eccezionalmente mite del mese di ottobre, i prezzi dei futures relativi ai mesi invernali rimangono ancora elevati. Parallelamente continuano gli sforzi dei Paesi membri per diversificare le fonti di approvvigionamento e per trovare un’intesa a livello comunitario su acquisti comuni e sull’introduzione di un tetto dinamico al prezzo del gas. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, quest’anno il Prodotto Interno Lordo dell’Eurozona aumenterà del 3,1 percento e solamente dello 0,5 percento nel 2023. Ancora più modesta sarà la performance della Germania, che quest’anno crescerà dell’1,5 percento e nel 2023 potrebbe addirittura assistere ad un calo del PIL dello 0,3 percento.

In Italia l’espansione economica nei primi tre trimestri dell’anno ha superato le attese. Ciò grazie all’andamento positivo di consumi, investimenti ed esportazioni, così come alla ripresa dei flussi turistici internazionali. Anche il mercato del lavoro si è confermato in espansione: a settembre il tasso di occupazione era pari al 60,2 percento e il tasso di disoccupazione al 7,9 percento. Le più recenti previsioni per il 2022, formulate a inizio ottobre, indicano una crescita pari al 3,2-3,3 percento, ma alla luce dei dati relativi al terzo trimestre l’aumento del PIL potrebbe essere ancora maggiore. Decisamente meno ottimistiche appaiono le stime per il 2023, che prefigurano una sostanziale stagnazione o addirittura una leggera recessione. Per scongiurare una crescita negativa il nuovo Governo dovrà affrontare sfide importanti, in particolare per quanto riguarda gli obiettivi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e il reperimento delle risorse necessarie a mitigare il caro bollette e carburanti per imprese e famiglie. Sul fronte della stabilità dei conti pubblici, se l’aumento dei tassi di interesse favorirà nel breve periodo un’erosione del valore nominale del debito, per contro renderà più onerosi i nuovi finanziamenti. Sarà quindi essenziale non perdere di vista gli obiettivi di stabilità finanziaria.

Il prodotto interno lordo in Alto Adige
Alla luce dei segnali positivi registrati fino all’estate, quali il buon grado di sfruttamento della capacità produttiva e il recupero dei flussi turistici, nonché delle informazioni attualmente disponibili, l’IRE prevede per il 2022 un incremento del PIL altoatesino pari al 3,8 percento. La dinamica congiunturale nel 2023 dipenderà fortemente dall’evoluzione del quadro economico e geopolitico internazionale. Nell’ipotesi che le riserve di gas consentano di superare l’inverno e che i prezzi delle materie prime nei prossimi mesi non subiscano ulteriori shock permanenti di rilievo, si stima una leggera crescita dello 0,5 percento.

Il Presidente della Camera di commercio Michl Ebner lancia un appello affinché si individuino maggiori risorse per mitigare l’impatto dell’inflazione su imprese e famiglie: “Occorre attivare tutti i canali disponibili per delineare interventi aggiuntivi che mitighino i costi per le imprese e sostengano la domanda.”